Lineamenti dottrinali delle Assemblee di Dio in Italia
Gli articoli di fede nella loro formulazione attuale approvata nella XXVII Assemblea Generale del 1979 con le precisazioni ratificate dalla XXXVIII Assemblea Generale del 1999, riproducono nella sostanza quelli accettati nel primo Convegno Nazionale, tenutosi a Roma nel lontano ottobre 1928, che fu in realtà l’Assemblea Costitutiva delle nostre Chiese.
Le note esplicative intendono chiarire ulteriormente la nostra professione di fede che è sempre stata, e rimane, cristiana, evangelica e di fede pentecostale.
Quando parliamo di “lineamenti dottrinali” non riteniamo con questa definizione affermare che essi contengano tutte le dottrine bibliche, ma soltanto quelle fondamentali riguardanti la rivelazione di Dio per la salvezza eterna dell’uomo e per l’esercizio del ministerio cristiano secondo “Tutto l’Evangelo”.
“CREDIAMO ED ACCETTIAMO L’INTERA BIBBIA COME PAROLA DI DIO ISPIRATA, UNICA, INFALLIBILE ED AUTOREVOLE REGOLA DELLA NOSTRA FEDE E DELLA NOSTRA CONDOTTA”
(II TIMOTEO 3:15-17; II PIETRO 1:21; ROMANI 1:16; I TESSALONICESI 2:13).
Con questa dichiarazione si intende affermare che l’unico fondamento della nostra fede è la Bibbia, legge perfetta mediante cui vivere ed operare. Essa contiene tutto ciò che è necessario per la salvezza dell’uomo; per questo riteniamo di non poter accettare alcuna dottrina che non sia esplicitamente dichiarata ed approvata in essa. “Non ci occorre altro”, è questa la nostra risposta ad ogni altro credo che non tragga la sua origine e non ponga il proprio fondamento sulla Parola di Dio.
Con l’espressione “l’intera Bibbia”, o Sacra Scrittura, indichiamo ed accettiamo quei libri canonici dell’Antico Testamento, sull’autenticità dei quali non vi è mai stato alcun dubbio.
Accettiamo l’Antico Testamento, composto da 39 libri riconosciuti dagli Ebrei, confermati da Cristo e dagli Apostoli (originariamente divisi in 22 libri), in quanto “a loro furono affidati gli oracoli di Dio” Essi sono:
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Ruth, I Samuele, II Samuele, I Re, II Re, I Cronache, II Cronache, Esdra, Nehemia, Ester, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Habacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.
Accettiamo il Nuovo Testamento, composto di 27 libri che sono:
Vangelo secondo Matteo, Vangelo secondo Marco, Vangelo secondo Luca, Vangelo secondo Giovanni, Atti degli Apostoli, Epistole di Paolo Apostolo: ai Romani, I Corinzi, II Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, I Tessalonicesi, II Tessalonicesi, I Timoteo, II Timoteo, Tito, Filemone, Epistola agli Ebrei, Epistola di Giacomo, I Epistola di Pietro Apostolo, II Epistola di Pietro Apostolo, I Epistola di Giovanni Apostolo, II Epistola di Giovanni Apostolo, III Epistola di Giovanni Apostolo, Epistola di Giuda, Apocalisse di Giovanni.
Crediamo che la Bibbia sia assolutamente indispensabile per avere la rivelazione completa di Dio, in quanto la natura, pur manifestando “le perfezioni invisibili di lui, la sua eterna potenza e divinità” non è sufficiente ad indurre l’uomo ad adorare Dio in “ispirito e verità” L’umanità “non ha conosciuto Dio con la propria sapienza” e per questa ragione ha bisogno di una rivelazione attendibile come quella che ci viene data dalla Bibbia.
Con l’espressione “ispirata Parola di Dio”, intendiamo riferirci alla “influenza soprannaturale dello Spirito di Dio, che ha spinto gli scrittori sacri a scrivere verità divine senza errori”. Per questa ragione, crediamo che lo Spirito Santo abbia utilizzato tutte le facoltà umane e abbia operato per mezzo di esse, preservando le caratteristiche proprie della loro personalità, in un rapporto di meravigliosa ed insondabile collaborazione tra lo Spirito di Dio e gli scrittori sacri.
Quando affermiamo che la Bibbia è “l’unica infallibile ed autorevole regola della nostra fede e della nostra condotta”, dichiariamo di credere nell’ispirazione verbale e plenaria delle Scritture.
UNICA – in quanto costituisce la sola attendibile, indispensabile e completa rivelazione di Dio all’umanità e, in particolare, affinché siano certi della vita eterna quanti credono nel nome del Figliuolo di Dio.
INFALLIBILE – in quanto ispirata sia nei pensieri, sia nelle parole dall’unico Autore della rivelazione, lo Spirito Santo. Poiché Dio è perfezione, verità ed amore, ne consegue l’assoluta e totale infallibilità della rivelazione biblica. “Tutta la Scrittura… (ogni Scrittura) è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia”.
AUTOREVOLE – in quanto riconosciamo alle Scritture l’assoluta autorità in materia di fede e di condotta quale norma esclusiva e fondamento della nostra fede e della nostra vita comunitaria ed individuale.
Poiché crediamo all’ispirazione verbale e plenaria delle Sacre Scritture, accettiamo unicamente la traduzione dai testi originali nelle attuali versioni evangeliche in lingua italiana “Giovanni Diodati”, “Riveduta” e “Nuova Riveduta”. Altre traduzioni della Bibbia che utilizzano metodi diversi da quello letterale, nell’intento di renderne più accessibile ed immediato il contenuto, giungono molto spesso, invece, ad indebolire e quindi a travisare il significato di alcuni termini e di interi passi biblici, sono usate soltanto come strumento di studio e di confronto.
“CREDIAMO NELL’UNICO VERO DIO, ETERNO, ONNIPOTENTE, CREATORE E SIGNORE DI TUTTE LE COSE E CHE NELLA SUA UNITÀ VI SONO TRE DISTINTE PERSONE: PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO”
(EFESINI 4:6; MATTEO 28:19; LUCA 3:21, 22; I GIOVANNI 5:7).
Affermiamo dunque che l’Unico vero Dio, ha manifestato Sé stesso come l’autoesistente “Io sono” (Yahweh), il Creatore del cielo e della terra, il Redentore dell’umanità che si è rivelato come Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il termine “Persone” relativo a Dio, è l’unica definizione che consente di esprimere, in termini specifici, ciò che Cristo ha insegnato; ma la distinzione che introduce è inspiegabile in quanto inscrutabile e incomprensibile.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono mai identici come Persona, né confusi come rapporto. Il Figlio è con il Padre e il Padre è con il Figlio, riguardo alla comunione. Il Padre non è dal Figlio, ma il Figlio è dal Padre, riguardo all’autorità.
Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, riguardo alla natura, alla relazione, alla collaborazione e all’autorità. Perciò nessuna delle Persone della Deità esiste od opera separatamente o indipendentemente dalle altre.
Le tre Persone della Trinità sono Uno. Esse sono unificate nella loro natura essenziale, ma hanno tre centri di coscienza. Non sono tre Divinità separate, ma neanche una sola Persona. Esse sono “tre persone in una sola essenza“.
Le tre Persone della Trinità sono Uno in volontà e scopo. Esse collaborano insieme nella creazione ed operano insieme nella nuova creazione: la “nuova nascita”. Sono Uno nella loro gloria ed Ognuna è degna di ricevere la stessa misura di adorazione e di riverenza.
L’unità divina è composita e in essa vi sono realmente tre Persone distinte, ognuna delle quali è supremamente cosciente delle altre due. Le tre Persone cooperano insieme con una mente ed uno scopo, perciò sono Uno nel senso più vero del termine. Il Padre crea; il Figlio redime e lo Spirito Santo santifica; tuttavia in ognuna di queste azioni sono tutte e tre presenti.
La Sacra Scrittura presenta i seguenti attributi ed atti divini di ogni Persona della Trinità:
- Ogni Persona è creatrice;
- Ogni Persona divina è chiamata Yahweh;
- Ogni Persona divina è onnipresente;
- Ogni Persona divina è sorgente di vita;
- Ogni Persona divina: risuscitò Cristo; risuscita i morti; abilita al ministerio cristiano; santifica il popolo di Dio.
Ulteriori prove del fatto che lo Spirito Santo è una Persona sono fornite dai Suoi titoli contenuti nella Bibbia, come “Paracleto, Consolatore” Egli è una Persona per le opere che compie, infatti: insegna; prega; ordina; opera miracoli; nomina dei predicatori e li guida; predice; rivela le cose profonde di Dio. Nessuna influenza impersonale o energia potrebbe compiere questi atti.
La Sacra Scrittura attribuendo vari nomi allo Spirito Santo, descrive e sottolinea diversi aspetti della Sua natura, della Sua opera e del Suo ministerio. Egli è chiamato:
- Lo Spirito di Cristo perché è mandato nel nome di Cristo e la Sua missione particolare è quella di glorificare Cristo. Per mezzo di Lui Gesù Cristo glorificato dimora nella chiesa ed in ogni singolo credente;
- Il Consolatore o “Paracleto” è vicino al credente per aiutarlo;
- Lo Spirito Santo perché è Santo nella Sua natura ed una delle Sue opere principali è la santificazione del credente;
- Lo Spirito della Grazia perché contendendo con l’individuo gli impartisce grazia per ravvedersi e potenza per la santificazione, la perseveranza e il servizio cristiano;
- Lo Spirito della Vita per la Sua funzione speciale nella divinità e la creazione e preservazione della vita naturale e spirituale;
- Lo Spirito di Adozione perché è Colui che testimonia al nostro spirito che siamo figli di Dio.
“CREDIAMO CHE IL SIGNORE GESÙ CRISTO FU CONCEPITO DALLO SPIRITO SANTO ED ASSUNSE LA NATURA UMANA IN SENO DI MARIA VERGINE E CHE EGLI È VERO DIO E VERO UOMO”
(GIOVANNI 1:1, 2, 14; LUCA 1:34, 35; MATTEO 1:23).
Affermiamo dunque che l’Unico vero Dio, ha manifestato Sé stesso come l’autoesistente Il titolo “Signore Gesù Cristo” è un nome proprio. Non è mai applicato nel Nuovo Testamento al Padre o allo Spirito Santo. Perciò appartiene esclusivamente al Figlio Il Signore Gesù Cristo, riguardo alla Sua natura divina ed eterna, è propriamente ed unicamente l’Unigenito del Padre, ma riguardo alla Sua natura umana, è propriamente anche il Figlio dell’Uomo. Egli è perciò riconosciuto essere Dio e uomo; ed essendo Egli Dio e uomo, è l’”Emmanuele”, Dio con noi
Poiché il nome “Emmanuele” abbraccia sia Dio, sia l’uomo in una Persona, il nostro Signore Gesù Cristo, ne consegue che il titolo “Figlio di Dio” descrive la Sua propria divinità ed il titolo “Figlio dell’Uomo”, la Sua propria umanità. Perciò il titolo “Figlio di Dio” Gli appartiene nell’ordine dell’eternità ed il titolo, “Figlio dell’Uomo”, Gli appartiene nell’ordine del tempo
Noi credenti possiamo divenire figli di Dio mediante la nuova nascita, ma Gesù è il Figlio di Dio in senso esclusivo da tutta l’eternità. Gesù chiarì questa verità nel modo in cui si esprimeva con il Padre. Egli non disse mai: “Padre nostro” quando includeva Sé stesso. Egli chiamò il Padre “Padre mio” e parlò ai discepoli del “Padre vostro”. Perciò, Cristo Gesù non ha derivato il titolo “Figlio di Dio” soltanto dal fatto dell’incarnazione o dalla Sua relazione con l’economia della redenzione.
Negare che il Padre è vero ed eterno Padre, e che il Figlio è vero ed eterno Figlio, è una negazione della distinzione e del rapporto nell’essere stesso di Dio; una negazione del Padre, del Figlio e della verità che Gesù Cristo sia venuto in carne
Crediamo dunque che in Cristo Gesù coesistano due nature: quella divina e quella umana, unite insieme nella stessa Persona, senza confusione, né separazione, né mutamento, serbando ciascuna le proprie distinte caratteristiche, e quindi che Gesù Cristo è allo stesso tempo vero Dio e vero uomo.
Affermiamo altresì che la natura umana, per virtù dello Spirito Santo, esprime il miracolo sublime ed inspiegabile dell’incarnazione con la nascita verginale di Cristo mediante la quale Egli assunse, nel seno di Maria, unicamente la natura umana per essere il “solo Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede sé stesso qual prezzo di riscatto per tutti”
“CREDIAMO NELLA SUA VITA SENZA PECCATO, NEI SUOI MIRACOLI, NELLA SUA MORTE VICARIA, COME ‘PREZZO DI RISCATTO’ PER TUTTI GLI UOMINI, NELLA SUA RISURREZIONE, NELLA SUA ASCENSIONE ALLA DESTRA DEL PADRE, QUALE UNICO MEDIATORE, NEL SUO PERSONALE ED IMMINENTE RITORNO PER I REDENTI E POI SULLA TERRA IN POTENZA E GLORIA PER STABILIRE IL SUO REGNO”
(I PIETRO 2:22; II CORINZI 5:21; ATTI 2:22; I PIETRO 3:18; I TIMOTEO 2:5, 6; ROMANI 1:4; 2:24; I CORINZI 15:4; ATTI 1:9-11; GIOVANNI 14:1-3; I CORINZI 15:25).
Il Signore Gesù Cristo è l’eterno “Figlio di Dio”. Le Sacre Scritture dichiarano:
La Sua vita immacolata. Egli infatti è “santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori… Egli che non commise peccato e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode”.
I Suoi miracoli. “Iddio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo”.
La Sua morte vicaria sulla croce, cioè che Egli ha preso il posto di noi peccatori. “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture” “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli (Dio) lo ha fatto essere peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” Il Suo sacrificio espiatorio ha valore, senza alcuna distinzione per tutti gli uomini.
La Sua risurrezione corporale dai morti. Cristo “dopo ch’ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove” agli Apostoli che aveva scelto “facendosi vedere da loro per quaranta giorni e ragionando delle cose relative al regno di Dio”.
La Sua ascensione ed esaltazione alla destra di Dio. “Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre”.
Il Suo imminente ritorno. Infatti Gesù ha promesso: “Tornerò, e vi accoglierò presso di me.” Gli angeli promisero che “questo Gesù che è stato tolto da voi e assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo”
Ben 318 riferimenti del Nuovo Testamento parlano del ritorno del Signore, indicandolo come “la beata speranza” della Chiesa, “l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù”
La risurrezione di coloro che sono morti in Cristo e la loro traslazione insieme con i credenti viventi e rimasti fino alla venuta del Signore, costituiscono l’imminente compimento della “beata speranza” cristiana.
Gli eventi che seguiranno culmineranno con il riconoscimento della Signoria di Cristo da parte dell’intera umanità.
“CREDIAMO ALL’ESISTENZA DEGLI ANGELI CREATI TUTTI PURI E CHE UNA PARTE DI QUESTI, CADUTI IN UNA CORRUZIONE E PERDIZIONE IRREPARABILI, PER DIRETTA AZIONE DI SATANA, ANGELO RIBELLE, SARANNO CON LUI ETERNAMENTE PUNITI”
(LUCA 10:18; MATTEO 25:41; EFESINI 6:11, 12).
Le Sacre Scritture presentano gli angeli come degli esseri creati prima della creazione dell’uomo. Essi sono numerosi, immortali e vengono definiti come “spiriti ministratori” in quanto non posseggono un corpo simile al nostro e quindi hanno facoltà diverse da quelle umane. Essi sono però esseri reali, con una propria individuale personalità, che si esprime liberamente e svolgono il ruolo di messaggeri di Dio.
La Bibbia afferma altresì che, per la sua ribellione, Lucifero fu scacciato dal cielo insieme ad altri angeli ribelli e che con loro sarà punito eternamente.
Come gli angeli fedeli a Dio sono “spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che hanno da eredare la salvezza”, così Satana e gli angeli ribelli operano per ostacolare il piano divino della redenzione.
“CREDIAMO CHE SOLTANTO IL RAVVEDIMENTO E LA FEDE NEL PREZIOSO SANGUE DI CRISTO, UNICO SOMMO SACERDOTE, SIANO INDISPENSABILI PER LA PURIFICAZIONE DAL PECCATO DI CHIUNQUE LO ACCETTA COME PERSONALE SALVATORE E SIGNORE”
(ROMANI 3:22-25; ATTI 2:38; I PIETRO 1:18, 19; EFESINI 2:8).
L’uomo fu creato da Dio senza peccato, come essere morale e libero, quindi con potere di scelta. Tuttavia egli cadde per una trasgressione volontaria incorrendo così non soltanto nella morte fisica, ma anche in quella spirituale, che è separazione da Dio. Per questa ragione, per riconciliarsi con Dio, l’uomo ha bisogno della purificazione dal peccato, che si ottiene mediante il ravvedimento come aspetto umano della salvezza e al quale esortava Cristo con le parole: “Ravvedetevi e credete all’Evangelo” .
Il ravvedimento non è un atto esteriore e formale che si collega a qualche rito particolare, ma è mutamento di mente e di cuore, è pio dolore per il peccato commesso e decisione di abbandonarlo per sempre. Questa decisione è accompagnata dalla fede attiva donata da Dio al credente che si dispone ad accettare Cristo come Salvatore. Infatti, questa fede, o fiducia totale, nell’opera redentrice che Cristo ha compiuto sulla croce versando il Suo sangue e donando la Sua vita per il peccatore, non viene da noi ma è il dono di Dio .
“CREDIAMO CHE LA RIGENERAZIONE (NUOVA NASCITA) PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO È ASSOLUTAMENTE ESSENZIALE PER LA SALVEZZA”
(GIOVANNI 1:12, 13; 3:3; I PIETRO 1:23; TITO 3:5).
La “nuova nascita” o rigenerazione è l’esperienza che rende l’uomo partecipe della natura divina e lo fa nascere nella famiglia di Dio: “A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli (Cristo) ha dato il diritto di diventare figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome” ;. “Egli (Cristo) ci ha largito le sue preziose e grandissime promesse onde per mezzo loro voi foste fatti partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo, per via della concupiscenza” . La rigenerazione, o nuova nascita, non è una riforma o un miglioramento della vecchia natura, ma è una creazione nuova . Infatti, “se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, sono diventate nuove” . La vita nuova si manifesta ricevendo Cristo come Salvatore, si evidenzia interiormente con il perdono dei peccati e la certezza della vita eterna, sulla base delle promesse di Cristo espresse nell’Evangelo e nella diretta testimonianza dello Spirito Santo. Infatti, “lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio;… eredi di Dio e coeredi di Cristo…” .
L’evidenza esteriore di questa esperienza è una vita di giustizia e santità che consente di “rinunciare all’empietà e alle mondane concupiscenze, per vivere in questo mondo, temperatamente, giustamente e piamente” .
“CREDIAMO ALLA GUARIGIONE DIVINA, SECONDO LE SACRE SCRITTURE: MEDIANTE LA PREGHIERA, L’UNZIONE DELL’OLIO E L’IMPOSIZIONE DELLE MANI”
(ISAIA 53:4, 5; MATTEO 8:16, 17; I PIETRO 2:24; MARCO 16:17, 18; GIACOMO 5:14-16).
La guarigione divina è parte integrante del messaggio dell’Evangelo, consiste nella liberazione dalla malattia, provveduta mediante l’opera che Cristo ha compiuto sulla croce ed è privilegio di tutti i credenti. Infatti, Cristo “ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno (la croce), affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati” .
Tuttavia, credendo alla realtà della guarigione divina, come possibilità di liberazione dall’infermità, in risposta alla preghiera della fede in Cristo, non ci opponiamo alla scienza medica, né condanniamo quanti se ne avvalgono e ringraziamo Iddio per tutti i suoi successi. Proclamiamo soltanto che, quando l’uomo non può più nulla, Dio può ancora tutto e, per questo, preghiamo per i malati disposti a credere alla guarigione per la fede nel nome di Cristo Gesù, il Signore. Secondo le Sacre Scritture questa guarigione avviene per mezzo della preghiera, nelle forme descritte dal Nuovo Testamento:
- L’imposizione delle mani, “imporranno le mani agli infermi ed essi guariranno” ; infatti i discepoli di Cristo “andarono a predicare da per tutto, operando il Signore con essi e confermando la Parola coi segni che l’accompagnavano”.
- Il Carisma delle guarigioni, come “manifestazione dello Spirito (Santo) per l’utile comune” ; quindi per la Comunità dei credenti ed anche per la società umana.
- L’unzione dell’olio, come ordinato esplicitamente: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e se egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi”.
- Dal testo appare chiara la pratica esistente nella chiesa dell’era apostolica anche di quest’ultimo metodo per la guarigione divina utilizzato su richiesta specifica del malato con il fine della guarigione e non come è stato impropriamente considerato, unzione impartita ai morenti.
“CREDIAMO AL BATTESIMO NELLO SPIRITO SANTO, COME ESPERIENZA SUSSEGUENTE A QUELLA DELLA NUOVA NASCITA, CHE SI MANIFESTA, SECONDO LE SCRITTURE, CON IL SEGNO INIZIALE DEL PARLARE IN ALTRE LINGUE E, PRATICAMENTE, CON UNA VITA DI PROGRESSIVA SANTIFICAZIONE, NELL’UBBIDIENZA A TUTTA LA VERITÀ DELLE SACRE SCRITTURE, NELLA POTENZA DELL’ANNUNCIO DI “TUTTO L’EVANGELO” AL MONDO”
(ATTI 2:4; 2:42-46; 8:12-17; 10:44-46; 11:14-16; 15:7-9; 19:2-6; MARCO 16:20; GIOVANNI 16:13; MATTEO 28:19, 20).
Il battesimo nello Spirito Santo, come esperienza distinta e susseguente a quella della rigenerazione, è esplicitamente dimostrato dall’esperienza dei discepoli del Signore e dei cristiani dell’era apostolica. Infatti Gesù ordinò “di attendere quello che il Padre aveva promesso” ai Suoi quando erano già nati di nuovo e convertiti. Egli aveva detto loro “voi siete netti” e “voi già siete mondi a motivo della Parola che vi ho annunciata” . Gesù aveva affermato che i loro nomi erano scritti in cielo (Luca 10:20) e, risorto, “soffiò su loro e disse: ricevete lo Spirito Santo” . Il verbo “soffiò” non si incontra altrove nel testo greco originale del Nuovo Testamento, ma è il medesimo usato nella Versione Greca dei LXX per tradurre Genesi 2:7, dove è detto che dopo aver formato l’uomo dalla polvere della terra Dio “gli soffiò nelle narici un alito vitale”. Cristo dunque, con questa parola si identifica totalmente con Yahweh.
“Gesù non fa qui una semplice promessa, non dà solo un segno di quanto doveva accadere alla Pentecoste; ma comunica realmente lo Spirito Santo, come caparra o primizia della maggiore e più gloriosa effusione, che doveva avvenire alla Pentecoste. A chi domanda quale relazione passi fra questa effusione dello Spirito e quella che avvenne alla Pentecoste, così rispondono Moulton e Milligan: “Il dono presente si riferisce alla vita interna degli apostoli; il dono futuro, alla loro preparazione più esterna per l’opera; ora il Signore vuole farli salire ad un grado superiore di vita spirituale, illuminando e vivificando la loro anima; alla Pentecoste li renderà atti a produrre un effetto sugli altri”
Tuttavia, essi dovettero attendere d’esser rivestiti della potenza dall’alto e Gesù stesso dichiarò: “Voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorni” .
La stessa predicazione di Pietro presenta lo schema cronologico dell’esperienza cristiana: “Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo (cioè con la Sua autorità), per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che son lontani e per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà” .
Dei credenti di Samaria è detto: “Quando ebbero creduto a Filippo che annunziava loro la buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne… Or gli apostoli ch’erano a Gerusalemme avendo inteso che la Samaria aveva ricevuto la Parola di Dio, vi mandarono Pietro e Giovanni. I quali, essendo discesi là, pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo” . È evidente, anche in questo caso, l’identica cronologia delle diverse fasi della genuina esperienza cristiana.
Gli stessi aspetti si possono distinguere nella conversione di Cornelio, il quale, mentre Pietro annunciava il messaggio della salvezza, credette insieme con “tutti coloro che udivano la Parola” , i quali furono rigenerati e poi battezzati nello Spirito Santo, “poiché li udivano parlare in altre lingue, e magnificare Iddio” .
La conversione di Paolo e quella dei discepoli di Efeso confermano che l’esperienza biblica del battesimo nello Spirito Santo è susseguente a quella della nuova nascita. Credere che il segno iniziale del battesimo nello Spirito Santo sia il parlare in altre lingue (glossolalia), “secondo che lo Spirito di Dio dà d’esprimersi”, è anche questo conforme all’insegnamento del Nuovo Testamento. Infatti:
- Tutti i credenti, che si trovavano nell’alto solaio il giorno della Pentecoste, furono ripieni dello Spirito Santo e “cominciarono a parlare in altre lingue secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi” ;
- A Samaria, anche se non viene espressamente dichiarato che i credenti battezzati nello Spirito Santo parlassero in altre lingue, risulta implicito il fatto che vi sia stata una manifestazione esteriore, tanto che Simon mago offerse del denaro per ricevere “questa potestà” .
- Dopo la sua conversione, Paolo da Tarso fu ripieno dello Spirito Santo e, molti anni più tardi, confermerà la propria esperienza del battesimo nello Spirito Santo dicendo: “Io ringrazio Dio che parlo in lingue più di tutti voi” .
- I credenti di Cesarea ricevettero il battesimo nello Spirito Santo perché Pietro e quelli che erano con lui rimasero stupiti in quanto”li udivano parlare in altre lingue e magnificare Iddio” . L’apostolo Pietro testimonierà in seguito che l’esperienza dei credenti di Cesarea era perfettamente biblica, dicendo: “Lo Spirito Santo scese su loro, com’era sceso su noi da principio” .
- Anche i credenti di Efeso, dopo che lo Spirito Santo scese su loro, “parlavano in altre lingue e profetizzavano” .
L’espressione: “segno iniziale” è usata per definire l’evidenza esteriore dell’arrendimento del credente alla volontà e alla potenza dello Spirito Santo. Praticamente, gli effetti del battesimo nello Spirito Santo si manifestano nel credente incoraggiandone la progressiva santificazione, cioè il continuo processo di separazione da tutto ciò che è malvagio e di consacrazione della propria vita a Dio, con l’offerta costante di ogni facoltà umana al dominio e al controllo dello Spirito Santo. Infatti, la Bibbia insegna che il cristiano deve perseguire un’esistenza vissuta nella “santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” . Lo Spirito Santo rende il credente capace di ubbidire all’ingiunzione: “Siate santi perché io sono santo” .
La santificazione si può realizzare identificandosi ogni giorno per fede nella morte e nella risurrezione di Cristo e presentando i propri corpi “in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio” , con un arrendimento incondizionato all’opera dello Spirito Santo, che rende capaci di ubbidire a tutta la verità delle Sacre Scritture.
Oltre che stimolare la santificazione individuale, il battesimo nello Spirito Santo ha lo scopo di conferire autorità e potenza ai credenti per l’attuazione del “Grande Mandato” di Cristo . Gesù infatti, prima di ascendere al cielo, disse ai Suoi: “Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” .
“CREDIAMO AI CARISMI E ALLE GRAZIE DELLO SPIRITO SANTO NELLA VITA DEI CRISTIANI CHE, NELL’ESERCIZIO DEL SACERDOZIO UNIVERSALE DEI CREDENTI, SI MANIFESTANO PER L’EDIFICAZIONE, L’ESORTAZIONE E LA CONSOLAZIONE DELLA COMUNITÀ CRISTIANA E, CONSEGUENTEMENTE, DELLA SOCIETÀ UMANA”
(I CORINZI 12:4-11; GALATI 5:22; EBREI 13:15; ROMANI 12:1).
Il termine “carisma” è usato nel Nuovo Testamento con il significato di capacità, facoltà ricevuta come conseguenza della grazia divina. I carismi sono distribuiti dallo Spirito Santo “a ciascuno in particolare come Egli vuole” e la loro manifestazione è data “per l’utile comune” .
In I Corinzi 12:8-11, viene fornito l’elenco dei “carismi” che sono suddivisi in tre classi:
- Quelli relativi alla conoscenza soprannaturale: parola di sapienza, parola di conoscenza e discernimento degli spiriti;
- Quelli relativi alle azioni soprannaturali: fede, potenza d’operare miracoli e doni di guarigione;
- Quelli relativi alla parola soprannaturale: profezia, lingue ed interpretazione delle lingue.
I carismi si manifestano nella comunità cristiana “per l’edificazione, l’esortazione e la consolazione” e vengono distribuiti dallo Spirito Santo ad alcuni credenti nell’esercizio del sacerdozio universale, in quanto crediamo che nel culto della comunità cristiana ognuno, guidato e ripieno dello Spirito Santo, può essere uno strumento usato da Dio per la benedizione degli altri.
Con l’espressione “grazie dello Spirito Santo” si intende particolarmente quello che nel Nuovo Testamento è definito il “frutto dello Spirito”, così come è descritto nell’epistola ai Galati (5:22). Si tratta della manifestazione del carattere di Cristo, riprodotto dallo Spirito Santo nella vita del credente che si dispone da parte sua a manifestare “ogni premura” perché queste grazie abbondino.
I carismi e le grazie dello Spirito Santo testimoniano quindi, anche nell’ambito della società, dell’efficacia dell’opera di Cristo nella vita di quanti credono ed accettano per fede le promesse di “Tutto l’Evangelo”.
“CREDIAMO AI MINISTERI DEL SIGNORE GLORIFICATO, QUALI STRUMENTI AUTOREVOLI DI GUIDA, D’INSEGNAMENTO, DI EDIFICAZIONE E DI SERVIZIO NELLA COMUNITÀ CRISTIANA, RIFUGGENDO DA QUALSIASI FORMA GERARCHICA”
(EFESINI 1:22, 23; 4:11-13; 5:23; COLOSSESI 1:18).
Mettendo in evidenza il sacerdozio universale dei credenti, in quanto tutti coloro che hanno accettato Cristo per fede ed ubbidiscono a “Tutto l’Evangelo”, sono membri del corpo universale di Cristo e svolgono funzioni differenti “secondo la grazia che… è stata data” , la Sacra Scrittura insegna che il Signore glorificato ha dato “gli uni come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti, gli altri come pastori e dottori” , quali strumenti di guida, d’insegnamento, di elevazione e di servizio per l’evangelizzazione del mondo, l’adorazione rivolta a Dio in Spirito e verità e l’edificazione del corpo di Cristo.
Crediamo, però, che tali ministeri, come anche i carismi, esercitati dai credenti non vadano usati come titolo di distinzione personale, affinché tutta la gloria torni al Signore che li ha distribuiti per mezzo del Suo Spirito. In Romani 12:6, vengono indicati altri ministeri, generalmente definiti di carattere pratico, vale a dire l’esortazione, il dare, la presidenza e il ministerio pratico del diaconato .
I termini biblici “anziano”, “pastore” e “vescovo” nel Nuovo Testamento non risultano essere dei titoli, ma qualificazioni dello stesso ministerio di responsabilità o di guida spirituale della comunità locale e già nella Chiesa del primo secolo esprimevano rispettivamente i concetti di maturità, cura delle anime, predicazione e sorveglianza spirituale dei credenti.
La suddivisione fra clero e laicato in seno al Cristianesimo è sorta dopo il terzo secolo ed ha separato impropriamente i ministri dal popolo introducendo un ordine gerarchico. Questa distinzione, però, è totalmente in contrasto con il concetto biblico del sacerdozio universale dei credenti. Prima di allora ogni comunità cristiana locale era governata spiritualmente da un consiglio di “anziani”, i quali singolarmente o collettivamente, secondo il ministerio affidato loro dal Signore glorificato, assumevano la responsabilità della presidenza, della predicazione e della cura delle anime.
Per questa ragione riteniamo che l’esercizio del ministerio cristiano si esprima con la vocazione divina ed il riconoscimento di essa da parte delle chiese. Questo non costituisce, però, uno stato diverso da quello proprio del sacerdozio universale dei credenti.
“CREDIAMO ALL’ATTUALITÀ E ALLA VALIDITÀ DELLE DELIBERAZIONI DEL CONCILIO DI GERUSALEMME, RIPORTATE IN ATTI 15:28, 29; 16:4”
Il primo Concilio o Convegno della Chiesa Cristiana, ponendo termine alla controversia tra Giudei e pagani convertiti al cristianesimo sull’obbligo di osservare la legge cerimoniale dell’Antico Testamento, stabilì, una volta per sempre, la necessità di “astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione”.
La suddetta decisione proposta da Giacomo, condivisa da tutti dopo la conferma dello Spirito Santo, aveva lo scopo di sancire l’assoluta separazione dei cristiani da qualsiasi forma di culto pagano, immorale e idolatrico, e la validità dell’ingiunzione divina rivolta a Noè di non mangiare il sangue di animali, prima ancora dell’istituzione della Legge per ragioni di carattere tipologico e spirituale.
“CREDIAMO ALLA RISURREZIONE DEI MORTI, ALLA CONDANNA DEI REPROBI E ALLA GLORIFICAZIONE DEI REDENTI, I QUALI HANNO PERSEVERATO NELLA FEDE FINO ALLA FINE”
(ATTI 24:15; MATTEO 25:46; 24:12, 13).
In tutta la Sacra Scrittura il termine “morte” non significa mai estinzione dell’essere, ma separazione. Per risurrezione quindi, s’intende la ricostituzione dell’uomo in forma incorruttibile, negli elementi che costituiscono il suo “intero essere… lo spirito, l’anima e il corpo” . Questa risurrezione, secondo la Bibbia è universale, anche se, nel piano di Dio, avviene in tempi diversi .
La Scrittura non insegna assolutamente l’estinzione dell’essere degl’increduli, né che Dio annulla l’esercizio della libera volontà dell’individuo nell’accettare o nel rigettare Cristo e quindi, di conseguenza ogni individuo è responsabile delle proprie scelte. Ecco perché nella Scrittura v’è un esplicito appello alla vita di santificazione e alla perseveranza finale.
Coloro che hanno accettato Cristo ed hanno ubbidito alla Sua Parola risorgeranno in “risurrezione di vita”, infatti “beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione”, e gli altri in “risurrezione di giudizio” . I primi godranno appieno la “vita eterna” con Dio; gli altri la separazione eterna da Lui.
“CELEBRIAMO IL BATTESIMO IN ACQUA PER IMMERSIONE, NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO, PER COLORO CHE FANNO PROFESSIONE DELLA PROPRIA FEDE NEL SIGNORE GESÙ CRISTO COME LORO PERSONALE SALVATORE”
(MATTEO 28:18, 19; ATTI 2:38; 8:12).
Il culto della Chiesa dell’era apostolica, secondo quanto appare nel Nuovo Testamento, non seguiva uno schema liturgico formale e rigido, ma esso consisteva nel canto comunitario, nella preghiera spontanea, nella lettura delle Sacre Scritture, nella predicazione della Parola, con testimonianze, esercizio dei carismi dello Spirito Santo e raccolta delle offerte per l’aiuto da offrire ai bisognosi e per sostenere la diffusione del messaggio cristiano. Nell’ambito della celebrazione del culto a Dio “in ispirito e verità”, venivano amministrati i due ordinamenti lasciati direttamente da Cristo agli apostoli: “il battesimo in acqua” per immersione e la “cena del Signore”. Questi due ordinamenti sono rispettivamente, la testimonianza dell’opera che Cristo compie nel credente che pone in Lui tutta la sua fiducia e il ricordo della morte del Signore celebrato con gratitudine.
Il battesimo, secondo la Sacra Scrittura, consiste in una sola immersione totale del credente che si è ravveduto dei propri peccati ed ha accettato Cristo come personale Salvatore e Signore, dichiarandosi disposto a camminare con Lui in “novità di vita” .
Il battesimo è amministrato secondo la formula stabilita da Cristo stesso quando disse ai Suoi discepoli: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che io v’ho comandato” . Tutti i riferimenti che si trovano nel Libro degli Atti degli Apostoli, riguardanti il “battesimo nel nome di Gesù Cristo” , non si riferiscono alla formula battesimale, ma unicamente all’accettazione del battesimo come è stato istituito da Gesù e amministrato in ubbidienza al Suo ordine.
Il battesimo in acqua è una testimonianza simbolica dell’unione del credente con Dio, come evidenza del ravvedimento manifestato e della nuova nascita sperimentata per la fede in Cristo, secondo l’Evangelo.
“CELEBRIAMO LA CENA DEL SIGNORE O SANTA CENA, SOTTO LE DUE SPECIE DEL PANE E DEL VINO, RAMMEMORANDO COSÌ LA MORTE DEL SIGNORE ED ANNUNZIANDONE IL RITORNO, AMMINISTRATA A CHIUNQUE SIA STATO BATTEZZATO SECONDO LE REGOLE DELL’EVANGELO E VIVE UNA VITA DEGNA E SANTA DAVANTI A DIO E ALLA SOCIETÀ”
(I CORINZI 11:26-29; LUCA 22:19).
La Cena del Signore consiste negli elementi del pane e del vino, ed è l’espressione della nostra comunione con le virtù del sangue e del corpo del nostro Signore Gesù Cristo . È inoltre un memoriale della Sua sofferenza e della Sua morte ; nonché un annuncio del Suo ritorno . Ad essa partecipano tutti i credenti battezzati in acqua secondo le regole dell’Evangelo e che testimoniano, con una vita trasformata, della loro unione con Cristo.
La transustanziazione, ovvero l’opinione secondo cui il pane e il vino cambierebbero sostanza, è in contrasto con tutto l’insegnamento della Sacra Scrittura, nonché con la natura stessa dell’ordinamento lasciato dal Signore Gesù.
Il Nuovo Testamento sottolinea la necessità di una partecipazione degna alla Cena del Signore, richiedendo, da parte del credente, un genuino ravvedimento da eventuali atteggiamenti errati nei confronti di Dio o del prossimo “Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore” . Il ravvedimento implica la confessione privata e diretta a Dio stesso. Infatti, è esplicitamente affermato nelle Sacre Scritture: “Se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto; ed egli è la propiziazione per i nostri peccati” ; “poiché vi è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù, uomo” .
Questi lineamenti dottrinali danno un’indicazione di carattere generale sugli articoli della nostra fede, ma, per approfondire gli argomenti, potranno essere consultati altri testi editi dalle “Assemblee di Dio in Italia” come:
- Le Dottrine della Bibbia.
- Quel che crediamo e chi siamo.
- Il Battesimo, perché?
- Il Battesimo nello Spirito Santo.
- Il Frutto dello Spirito.
- I Doni dello Spirito Santo.
Si ritiene opportuno inoltre inserire una precisazione che definisce ulteriormente la specifica posizione assunta dalle nostre Chiese nei confronti dei vari movimenti di indefinita natura pentecostale.
Le “Assemblee di Dio in Italia”, nell’attuale momento di diffusione di numerosi movimenti neo-pentecostali, carismatici e, più genericamente, di natura ecumenica e sincretistica, i quali sostengono di richiamarsi direttamente o indirettamente al risveglio pentecostale sorto al principio del Novecento, precisano, senza voler alimentare sterili polemiche, i termini della loro posizione dottrinale e pratica.
LE “ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA”:
RIAFFERMANO
La propria fedeltà unicamente e totalmente alla Rivelazione divina, quale espressa nelle Sacre Scritture: la Bibbia;
RIBADISCONO
La realtà e l’attualità dell’opera dello Spirito Santo, come descritta nel Nuovo Testamento e sperimentata dalla Chiesa dell’era apostolica, che include:
- L’adorazione, “in ispirito e verità”, dell’unico vero Dio attraverso il solo Mediatore Gesù Cristo;
- Il riconoscimento del Signore Gesù Cristo, nei secoli, come unico, supremo Capo della Chiesa, che governa direttamente, mediante lo Spirito Santo, la vita di ogni credente; della Sua nascita verginale, della Sua opera redentrice, della Sua risurrezione e ascensione;
- L’unità della Chiesa, come corpo mistico di Gesù Cristo, costituita da tutti i credenti, rigenerati dallo Spirito Santo, che trascende ogni chiesa o movimento comunque organizzati, in quanto nessuna struttura esistente sulla terra rappresenta unicamente ed appieno il corpo mistico di Cristo;
- L’esperienza del ravvedimento e la Salvezza per grazia mediante la sola fede in Cristo;
- Il battesimo in acqua, cioè l’immersione dei credenti, nel nome delle tre Persone divine: Padre, Figlio e Spirito Santo;
- Il battesimo nello Spirito Santo, che si manifesta con il segno iniziale della glossolalia (parlare in altre lingue) e, praticamente, con una vita di progressiva santificazione, nell’ubbidienza a tutta la verità delle Sacre Scritture, nella potenza per l’annuncio di tutto l’Evangelo al mondo;
- I carismi e le grazie dello Spirito Santo nella vita dei credenti che, nell’esercizio del sacerdozio universale, si manifestano per l’edificazione, l’esortazione e la consolazione della Comunità Cristiana, e conseguentemente, della società umana;
- I ministeri del Signore glorificato, quali strumenti d’insegnamento, di elevazione e di servizio nella Comunità Cristiana, rifuggendo da qualsiasi forma gerarchica;
- L’annuncio del ritorno del Signore: la risurrezione dei credenti, la traslazione della Sua Chiesa e l’instaurazione, con potenza e gloria, del Suo Regno di giustizia.
LE “ASSEMBLEE DI DIO IN ITALIA”:
RICONOSCENDO
La vasta opera dello Spirito Santo, che oggi si manifesta nel mondo, certi che lo Spirito di Dio “guiderà in tutta la verità” quanti ne consentiranno l’opera, ritengono di non poter condividere quanto non appare manifestatamente biblico in dottrina, metodi e condotta;
RIPONGONO
La propria fiducia in Dio che adempirà il Suo piano secondo la Sua sapienza sovrana e,
RIAFFERMANO
La volontà di rimanere fedeli a “Tutto l’Evangelo”, evitando, tuttavia, gli estremi sia di un esclusivismo settario, sia di una posizione ecumenica che comprometta i sani e fondamentali princìpi dottrinali del Nuovo Testamento.